Aperture inclusive

Angela Magnanini, Alessandro BORTOLOTTI

Abstract


A causa del lockdown imposto a seguito della pandemia da Covid-19, si calcola che nella primavera del 2020 circa 1,3 miliardi di studenti non abbiano potuto frequentare la scuola. Per affrontare tale problema è stata adottata la Didattica a Distanza, che ha fatto emergere tutti i benefici ma anche i limiti di una relazione educativa virtuale, essendo completamente priva di una dimensione centrale dell’educazione: l’interazione corporea. Questa risulta infatti un elemento non certo accessorio nella formazione personale, in quanto consustanziale ad esperienze che, in quanto tali, coinvolgono i molti livelli della realtà umana. Il corpo va dunque considerato come l’autentico e insostituibile cardine di un complesso sistema globale che abbraccia dimensioni affettive, cognitive, sociali, pragmatiche, politiche, culturali, ecc. – e ciò vale per tutti, disabili compresi. Al fine di controbilanciare le carenze indotte dalla DAD, si propone di considerare un antitetico approccio pedagogico e didattico: l’Outdoor Learning. Quest’ultimo appare in grado di progettare situazioni che le ricerche indicano come motivanti, efficaci e democratiche, grazie alla sperimentazione di relazioni dirette con ambienti, contesti e persone capaci d’ottenere processi d’apprendimento e competenze con alto grado di trasferibilità. Si auspica pertanto che la scuola si apra maggiormente (in tutti i sensi) alle relazioni con il territorio, assumendo così un ruolo di “centro educativo”.

Parole chiave


Didattica, outdoor education, scuola

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DOI: https://doi.org/10.32043/gsd.v4i3.194

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