Pedagogia medica e saperi della cura: per una formazione universitaria che mette al centro la persona a cura di Elsa M. Bruni e Domenico Tafuri Negli ultimi anni la formazione universitaria in area medico sanitaria è attraversata da un profondo ripensamento. Non basta più garantire un sapere tecnico-scientifico di eccellenza: occorre integrare tale dimensione con saperi pedagogici che rendano possibile una formazione autenticamente centrata sulla persona, sulla qualità della cura e sul benessere globale. La Pedagogia medica si configura oggi come ambito di ricerca e di prassi imprescindibile per sviluppare nuove prospettive educative capaci di coniugare competenza clinica e attenzione alle dimensioni relazionali, etiche, comunicative ed esistenziali del prendersi cura (Zannini, 2002). La sua presenza nei percorsi universitari non va intesa come elemento accessorio, ma come fondamento per la costruzione di una professionalità medico-sanitaria integrale. Fin dagli anni Novanta, con i contributi pionieristici di Bertolini (1994), la riflessione pedagogica in medicina ha sollecitato una ridefinizione del rapporto tra sapere tecnico e sapere umano. Parallelamente, a livello internazionale, Engel (1977) ha posto le basi del biopsychosocial model, successivamente ripreso e approfondito da Borrell-Carrió, Suchman e Epstein (2004), che propone un superamento del paradigma esclusivamente biomedico in favore di un approccio più integrale alla persona. In questa prospettiva, le competenze cliniche non possono essere disgiunte da quelle comunicative, relazionali ed empatiche (Decety & Jackson, 2004), né dal riconoscimento della dimensione narrativa ed esistenziale della malattia (Charon, 2008). L’Educazione alla cura non si esaurisce dunque nella trasmissione di conoscenze cliniche, ma implica un processo di formazione, di crescita personale e professionale che richiede competenze di ascolto, comunicazione e gestione relazionale. In questa prospettiva, si rivela essenziale il contributo delle medical humanities, che - come sottolinea Zannini (2002) - restituiscono alla pratica medica la sua dimensione etica e umanistica. La medicina narrativa, sviluppata da Charon (2008), rappresenta un esempio paradigmatico: riconoscere e onorare le storie di malattia significa riconoscere l’identità unica di ogni paziente e contribuire a una cura più personalizzata ed efficace. Anche la parola, intesa come strumento terapeutico, diviene parte integrante del processo di cura (Castiglioni, 2019), mentre la competenza diagnostica pedagogica (Bobbo, 2020) si configura come essenziale per comprendere la complessità dell’esperienza di malattia. La riflessione pedagogica contemporanea offre categorie importanti per rileggere la formazione sanitaria. Cambi (2000; 2010) ha mostrato come la cura, anche nella sua declinazione educativa, debba essere considerata processo formativo fondamentale per la costruzione di identità personali e professionali. Analogamente, Mortari (2002; 2015) e Bruni (2015a; 2015b; 2024) hanno evidenziato la necessità di restituire centralità alla pratica dell’aver cura e a una filosofia della cura capace di orientare l’agire educativo e sanitario. Si tratta di prospettive che richiamano i professionisti della salute non solo alla competenza tecnica, ma anche alla responsabilità etica, alla riflessività e alla consapevolezza del proprio ruolo (Schön, 1983; Bruni, 2021). La Pedagogia medica chiama in causa anche una ridefinizione dei curricoli universitari. Non è sufficiente introdurre insegnamenti isolati di pedagogia o psicologia: occorre una loro integrazione trasversale con i saperi clinici e specialistici, così che la formazione si sviluppi in una prospettiva realmente interdisciplinare. Frenk (2010) ha sottolineato l’urgenza di una trasformazione globale della formazione sanitaria, capace di rafforzare i sistemi di salute attraverso professionisti più preparati sul piano tecnico ma anche più sensibili alla complessità umana della cura. Da questo punto di vista, l’acquisizione di competenze comunicative assume un rilievo particolare (Garista & Strohmenger, 2007). I contributi di Kurtz, Silverman e Draper (2016) e di Rider e Keefer (2006) hanno mostrato come l’insegnamento delle abilità comunicative costituisca un pilastro nella formazione del medico. Tali competenze, inoltre, possono essere rafforzate da metodologie didattiche innovative come la simulazione in alta fedeltà (Issenberg et al., 2005), che consente agli studenti di sperimentare situazioni complesse in contesti protetti, sviluppando riflessività, autoconsapevolezza e capacità relazionali. Le recenti evoluzioni della formazione post-laurea vanno nella stessa direzione. Ten Cate e Scheele (2007) hanno proposto il modello della competency-based education, che integra teoria e pratica, mentre van der Vleuten (2015) ha avanzato proposte per una valutazione programmatica più formativa e meno meramente certificativa, capace di accompagnare i processi di apprendimento lungo tutto l’arco professionale. In questo orizzonte, anche le politiche sanitarie più recenti - come i Modelli e standard per lo sviluppo dell’Assistenza Territoriale nel Sistema Sanitario Nazionale (2022) - indicano la necessità di una formazione che non sia soltanto tecnica, ma che prepari a prendersi cura delle persone nei contesti concreti di vita, valorizzando prossimità, continuità e personalizzazione. Le pratiche educative e narrative, radicate nell’istinto umano del narrare (Gottschall, 2014), possono rappresentare un ponte decisivo tra sapere medico e vissuto personale, tra competenza clinica e biografia individuale. Alla luce di tali riflessioni, la rivista invita a contribuire al dibattito con saggi teorici, ricerche empiriche, esperienze didattiche e pratiche formative che esplorino il ruolo dei saperi pedagogici e delle medical humanities nella formazione universitaria in area medico-sanitaria. Indicazioni sulle prospettive e i criteri metodologici attesi Per orientare al meglio i contributi, si richiede agli autori di esplicitare chiaramente l’angolo prospettico del lavoro, specificando se l’approccio adottato sia di natura epistemologica, metodologica, empirica o integrata. Tale precisazione consentirà di rendere più trasparente e coerente l’impianto complessivo della call e di favorire un confronto scientifico mirato. Oltre ai contributi teorici, saranno accolti con particolare interesse studi di carattere empirico, ricerche sul campo e analisi di casi concreti capaci di documentare l’efficacia di pratiche formative e interventi educativi in contesti sanitari reali. L’obiettivo è quello di creare un equilibrio tra riflessione teorica e applicazioni pratiche, stimolando la produzione di evidenze utili e trasferibili. Per i contributi di ricerca, è altresì richiesta una sintetica ma rigorosa descrizione dei criteri metodologici adottati, comprendente l’indicazione degli approcci qualitativi, quantitativi o misti impiegati, degli strumenti di raccolta dati, delle tecniche di analisi e delle procedure di validazione utilizzate (triangolazione, attendibilità, trasferibilità). L’esplicitazione di tali aspetti consentirà di rafforzare il rigore scientifico e la comparabilità dei contributi ricevuti, contribuendo alla solidità complessiva del numero monografico. In particolare, saranno accolti contributi che affrontino i seguenti temi: La Pedagogia medica come fondamento della formazione del medico e dei professionisti sanitari; Il ruolo della Medicina narrativa e delle pratiche di ascolto e di parola nella relazione di cura; L’integrazione degli insegnamenti pedagogici e psicologici nei percorsi universitari medico-sanitari; Esperienze innovative di didattica, simulazione e tutoraggio che promuovano la centralità della persona; Prospettive educative per una medicina della prossimità, della responsabilità e della dignità umana; Modelli e pratiche valutative orientate allo sviluppo di competenze integrate. La sfida odierna è quella di una formazione che, senza rinunciare al rigore tecnico-scientifico, sappia al contempo restituire piena centralità alla persona, nella sua complessità e unicità. Una formazione che riconosca la cura come relazione, responsabilità e atto profondamente umano, capace di rigenerare la medicina come scienza e come pratica educativa. Date chiave • Entro il 10 ottobre 2025 – Invio dell’Articolo • Entro il 10 novembre 2025 – Comunicazione dell’esito della double blind peer review • Entro il 30 dicembre 2025 – Pubblicazione degli articoli Gli articoli completi dovranno essere caricati, previa registrazione/login, sulla piattaforma della rivista: https://ojs.gsdjournal.it. Gli articoli dovranno essere redatti in lingua inglese, conformarsi rigorosamente al TEMPLATE UFFICIALE allegato alla mail. Il mancato rispetto delle linee guida di formattazione potrebbe comportare l’esclusione dal processo di revisione. |
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